Un film indubbiamente in grado di sollevare tante domande quante perplessità, il tutto in una cornice avvincente e tipicamente improntata all’azione di guerra, è Code Name Geronimo, in grado di mescolare elementi di azione e spionaggio alla dibattuta questione della cattura di Bin Laden, avvenuta da parte di un gruppo specializzato di militari Navy SEAL selezionato dagli USA per condurre una missione ordinata nientemeno che dal nucleo centrale della CIA.
La pellicola fa ovviamente riferimento ad un avvenimento di cronaca reale, che ci riporta indietro con la memoria al 2 Maggio del 2011, in cui avvenne l’uccisione del terribile leader in Pakistan. Il film è senza dubbio frutto di riprese di tanti tasselli differenti, che portano alla realizzazione della missione: si parte dalle opinioni divergenti di analisti professionisti che immaginano il leader già morto, per arrivare ad un fatidico prigioniero misterioso che ritiene di avere informazioni importanti sullo stesso.
Intervallando l’azione tra Stati Uniti e Medio Oriente, Code Name Geronimo riesce a restituire almeno parte della grandiosa complessità degli eventi che hanno portato alla disfatta di Bin Laden. La tensione viene ben mantenuta dal regista John Stockwell a causa della mancata citazione del vero nome della “preda” ai Navy SEAL, del tutto ignari di ciò a cui stanno andando incontro, pur se con determinazione.
I diversi punti di vista dei personaggi e le loro supposizioni, infine, non sono però purtroppo coronate da una profondità effettiva nella ricerca dei loro moti intimi dell’animo, lasciando comunque allo spettatore la possibilità di godere un film crossover tra le diverse realtà di una pellicola che riesce ad essere un’analisi sia sociologica, che bellica al contempo, in un oceano di supposizioni ed ipotesi condite da una componente action non troppo pressante. Un film in grado di suscitare domande, e mettere alla prova la nostra versione della storia ufficiale.
